12 luglio 2013

Pavarolo scarica la Provincia «Facciamo le rotonde da soli»

Esasperati: sette anni di promesse in frantumi

PAVAROLO «La Provincia non ha i soldi per
costruire le nostre rotonde, che pure in passato ha inserito tra le opere prioritarie: né quella all’incrocio con la strada della Rezza, né l’altra all’ingresso del paese  - attacca il sindaco Sergio Bossi - Perciò il Comune chiede libertà di movimento: se il patto di stabilità ce lo consentirà, quelle rotonde le costruiremo noi». La rotonda a fondovalle renderebbe
meno pericolosi gli innesti sulla provinciale della Rezza, e servirebbe anche a Montaldo: «La soluzione sarebbe quella di costruire due “corsie di accumulo” a lato della provinciale, per far confluire sulla rotonda tutti gli accessi laterali, che sul nostro territorio sono ben undici».
In via teorica, la rotonda sulla Rezza potrebbe nascere come urbanizzazione se dovesse decollare un piccolo polo commerciale sulla proprietà Sogno, all’altezza della strada che sale al paese: «Temo
però che il progetto, previsto dal piano regolatore, per ora resti sulla carta - afferma Bossi - L’edilizia
è in crisi, non credo che in questo periodo apriranno dei cantieri ».
La seconda rotonda è quella soprannominata “porta di Pavarolo”: se ne parla da almeno sette anni e il Comune ha già acquisito i terreni per realizzarla. A un certo punto, nel dicembre 2006, era arrivata la notizia che la Provincia aveva stanziato 85.000 euro: «Persino più del necessario, dato che secondo le nostre stime l’opera potrebbe costare sui 55.000 euro - commenta Bossi - Quei soldi, però, non li abbiamo mai visti.Per un po’ sono “scivolati” da un anno all’altro, di bilancio in bilancio. Ora, evidentemente, sono scomparsi .
La rotonda dovrebbe essere disassata rispetto all’attuale rettifilo che conduce al paese, e dovrebbe avere quattro raggi: via Baldissero nel tronco che sale dalla provinciale della Rezza e in quello che piega a sinistra verso il cimitero e prosegue in direzione di Superga, via Casorati, più un tronco di nuova costruzione che punterebbe verso il cimitero. La costruzione della rotonda consentirebbe anche di attenuare i problemi di via Casorati, che sale al centro del paese e spesso è percorsa ad elevata velocità. «Nel luglio scorso ho effettuato un sopralluogo alla presenza di tecnici provinciali - ricorda Bossi - In quella sede s’è parlato in particolare di via Casorati e dei suoi problemi». Con quale esito? «Dalla Provincia ci hanno in seguito fatto sapere che di dossi non si parla, anche se saremmo stati disponibili a realizzarli a nostre spese: il Codice della strada non li prevede su strade provinciali».
A questo punto, almeno per via Casorati, la palla torna a voi: che cosa farete? «Abbiamo accantonato  una somma da destinare alla segnaletica - risponde Bossi - In parte si tratterà di segnali che invitano a moderare la velocità, e in parte saranno specchi per agevolare la svolta a sinistra per chi arriva da strade laterali. Contiamo di piazzarli in primavera, previa autorizzazione della Provincia».
Enrico Bassignana
Corriere di Chieri, 4 gennaio 2013

11 luglio 2013

Pavarolo alza un muro di firme contro la schiera di villette

Il sindaco: "A settembre il riesame del progetto"
Levata di scudi contro la "variante di Villa Enrichetta": più di un pavarolese su dieci crede che l'intervento edilizio comprometta un'area oggi incontaminata, senza che il Comune ne abbia vantaggi.
Sono circa 130 le firme a corredo delle due osservazioni alla variante presentate dall'architetto ed ex assessore ai lavori pubblici e vicesindaco (1990-2004) Claudio Bertinetti, in quanto "fruitore e cultore delle bellezze architettoniche, culturali e paesaggistiche del Comune". Anche se Bertinetti è il firmatario, le due osservazioni nascono dalla minoranza guidata da Valeria Roccati e dalla consigliera indipendente Eleonora Benvenuto.
La variante prevede la costruzione di venti villette a schiera a valle di Villa Enrichetta, storico edificio in ristrutturazione. E il sindaco non pare intenzionato a fermare l'operazione: "A settembre porteremo in Consiglio le controdeduzioni - guarda avanti Sergio Bossi - Poi ci sarà una nuova "conferenza dei servizi" con Provincia e Regione, per arrivare a un progetto esecutivo che recepisca osservazioni e controdeduzioni".
Le osservazioni proposte da Bertinetti non si rifersicono a singole aree, ma l'intera architettura della variante, che il Consiglio ha approvato per il rotto della cuffia l'11 marzo: i voti favorevoli sono stati 6, mentre l'assessore Enrico Aliberti e il consigliere di maggioranza Giancarlo Bourlot si sono astenuti.
Secondo Bertinetti e i 130 firmatari, le carenze principali della variante sono quattro. "La prima è l'assenza di una relazione tecnica sulla viabilità, che metta a confronto il flusso attuale di veicoli e quello prevedibile dopo le nuove costruzioni - esordisce - Si considera l'esistenza di una strada a servizio dell'area residenziale, prevista in una prima versione con sbocco in direzione Olmetto, ora diventata strada a fondo cieco. Come reagiranno all'aumento di traffico le strade attuali, tanto più che quella di nuova costruzione si inesterebbe tra la Via Maestra e la circonvallazione, proprio di fronte all'elementare?"
La seconda critica è legata al fatto che la variante prevede servizi, ma poi non ne specifica la posizione: "E' il caso degli innesti delle nuove strade, dei percorsi pedonali e della pista ciclabile. La nuova materna, la piazza, il parcheggio, l'ampliamento della "passeggiata degli artisti", sono per ora ipotesi, cui si metterà mano in futuro. Sembra insomma un Pec più che una variante, dato che le parti descritte con chiarezza sono quelle legate agli interessi privati per le nuove costruzioni".
C'è poi un terza aspetto legato al consumo del suolo agricolo e alla comproissione del apessaggio, tema caro ad Alibertie Bourlot: "Non capiamo quali vantaggi questa variante possa portare alla comunità - interviene Eleonora Benvenuto - Si va a intaccare un'area oggi incontaminata, a ridosso del centro storico". L'ultima criticità riguarda l'aspetto finanziario: "Gli oneri di urbanizzazione, da noi stimati in 250.000 euro anche se il Comune parla di un milione, non compensano se non in minima parte i costi che sidovranno sostenere per costruire piazza e scuola, o per allestire il parco pubblico a valle delle nuove costruzioni".
Bertinetti e Benvenuto concludono con un timore: "Che la collina venga sbancata e il territorio compromesso in modo irreversibile per ospitare un cantiere dalla dura indefinita, visto il momento poco florido del mercato immobiliare".
Oltre alle due osservazioni "dei 130", ne sono giunte altre quattro: due da privati sulla classificazione geologica; altrettante da Provincia e Asl: "Anticipano questioni che disuteremo con i funzionari dei due enti e verranno messe a punto al momneto di redigere il progetto esecutivo" dichiara il sindaco.

Enrico Bassignana
Corriere di Chieri, 5 luglio 2013

8 luglio 2013

Fiera acerba senza la purin-a

Raccolto tardivo, si punta sulla valorizzazione

PAVAROLO CHIAMA GLI AGRICOLTORI PER GESTIRE IL FRUTTETO

«Vuole assaggiare la brigna purin-a? Ci sono quelle dell’anno scorso, ho fatto la marmellata », invita Paola Cafasso. La “Fiera della brigna purin-a  delle marmellate” organizzata domenica dalla pro loco torna a San Defendente dopo un anno di pausa, ma di prugne non ce n’è nemmeno una. E di marmellate ci sono solo quelle della montaldese Paola Cafasso che, dopo una vita nell’officina di famiglia, ha scoperto delle conserve sotto vetro la sua nuova vocazione. «Purtroppo la stagione non ci favorisce - commenta il sindaco Sergio Bossi - Per colpa del freddo e del maltempo la produzione è in ritardo di almeno due settimane: i frutti ci sono, ma ancora acerbi». La festa è perciò una occasione
per fare il punto sul “progetto purin- a”, che il Comune ha avviato nel 2011 in collaborazione con  Facolt (Frutticoltori associati della collina torinese). «Ha l’obiettivo di selezionare e valorizzare la susina che da molto tempo si coltiva a Pavarolo - interviene il consigliere comunale Giancarlo Bourlot, che sovrintende all’iniziativa - E’ un frutto per il quale finora non si è fatta una seria selezione genetica, se non quella “a occhio:”per ottenere nuovi esemplari sono stati utilizzati i semi ricavati dalle piante più vigorose e produttive». Il progetto è imperniato su un campo sperimentale a Tetti Aprà: «Impiantato per oltre due terzi nel corso del 2011, comprende adesso 117 piante - enumera Bourlot - Abbiamo vari tipi di “ramassin” (susini a frutto piccolo), tra i quali largo spazio è stato dato a due degli ecotipi più diffusi della nostra purin- a, e alcune varietà commerciali di susini europei». Non si sono invece prese in considerazione varietà di susino di origine asiatica, del tutto differenti. Con quali altri ramassin è stata posta a confronto la purin-a e quale incidenza hanno le piante di purin-a sul totale? «I vari tipi di ramassin sono stati scelti con diverse colorazioni e differenti tempi di maturazione - risponde Bourlot - Di ogni tipo sono presenti da tre a sei piante, tranne che per i due tipi «Vuole assaggiare la brigna purin-a? Ci sono quelle dell’anno scorso, ho fatto la marmellata », invita Paola Cafasso. La “Fiera della brigna purin-a e delle marmellate” organizzata domenica dalla pro loco torna a San Defendente dopo un anno di pausa, ma di prugne non ce n’è nemmeno una. E di marmellate ci sono solo quelle della montaldese Paola Cafasso che, dopo una vita nell’officina di famiglia, ha scoperto nelle conserve sotto vetro la sua nuova vocazione.
«Purtroppo la stagione non ci favorisce - commenta il sindaco Sergio Bossi - Per colpa del freddo e del maltempo la produzione è in ritardo di almeno due settimane: i frutti ci sono, ma ancora acerbi».
La festa è perciò una occasione per fare il punto sul “progetto purin- a”, che il Comune ha avviato nel 2011 in collaborazione con Facolt (Frutticoltori associati della collina torinese). «Ha l’obiettivo di
selezionare e valorizzare la susina che da molto tempo si coltiva a Pavarolo - interviene il consigliere
comunale Giancarlo Bourlot, che sovrintende all’iniziativa - E’ un frutto per il quale finora non si è  fatta una seria selezione genetica, se non quella “a occhio:”per ottenere nuovi esemplari sono stati utilizzati i semi ricavati dalle piante più vigorose e produttive». Il progetto è imperniato su un
campo sperimentale a Tetti Aprà: «Impiantato per oltre due terzi nel corso del 2011, comprende adesso 117 piante - enumera Bourlot - Abbiamo vari tipi di “ramassin” (susini a frutto piccolo), tra i quali largo spazio è stato dato a due degli ecotipi più diffusi della nostra purin- a, e alcune varietà commerciali di susini europei». Non si sono invece prese in considerazione varietà di susino di origine asiatica, del tutto differenti. Con quali altri ramassin è stata posta a confronto la purin-a equale incidenza hanno le piante di purin-a sul totale? «I vari tipi di ramassin sono stati scelti con diverse colorazioni e differenti tempi di maturazione - risponde Bourlot - Di ogni tipo sono presenti da tre a sei piante, tranne che per i due tipi di purin-a, ognuno composto da 13 piante». Sono presenti, oltre alla purin-a, un ramassin precoce, un “ramassin di Pagno”, un ramassin tardivo, il “ramassin Ghiglia”, un “ramassin giallo”, un “ramassin rotondo di Pavarolo”, un “ramassin d’agosto” (a maturazione tardiva), il “ramassin dla reis” e un tipo “Mirabelle di Nancy”. Nell’impianto del frutteto sperimentale gli agricoltori pavarolesi hanno avuto un ruolo importante: «Ci hanno aiutato a recuperare vecchie varietà di ramassin e alcune susine locali che si credevano perdute- sottolinea Bourlot - Per esempio della susina “euv ëd pita” (uovo di tacchina), oppure la “prugna settembrina”».
Il Comune vuole un ulteriore coinvolgimento degli agricoltori locali: «Cerchiamo chi voglia assumere la gestione del campo sperimentale: effettuare i pochi trattamenti necessari, concimare, falciare l’erba. In cambio l’agricoltore potrà vendere la produzione». Elio Miranti, presidente di Facolt, sottolinea come il lavoro del campo sperimentale possa sostenere un’agricoltura che si deve
sempre più differenziare: «E’ quello che notiamo a Pecetto: di soli ciliegi non si può vivere, ma  possono essere una componente importante nell’economia locale. Tant’è che ci sono dei giovani che si fermano nelle aziende di famiglia e investono ». La fiera della purin-a è anche occasione per premiare gli agricoltori pavarolesi: il Comune dona una “cavagna” di plastica a Roberto e Luciano Aprà, Bruno e Valerio Bragardo, Luciano Defilippi, Rosella Demo, Mario Ghiotti, Loredana Marchioro, Mariagrazia e Giancarlo Masera, Secondo Prina, Maria Stella Tomaino, Anna Maria,Attilio, Flavio e Mario Varetto, Anna e Bruna Viora, Antonella Zanellato. Alessandro Chieregato, presidente della pro loco, fa il bilancio della fiera: «Un buon numero di bancarelle, ma poco pubblico. Abbiamo scontato l’interruzione dell’anno scorso. Vogliamo far rinascere il piacere di far festa a Pavarolo: la prossima occasione sarà a fine agosto, con la patronale».

Enrico Bassignana