30 marzo 2012

La Biennale prova a sopravvivere lasciando Pavarolo per Montaldo

Restano indispensabili gli aiuti della Regione: arriveranno?

La biennale di pittura “Felice Casorati” ha le valige pronte per emigrare da Pavarolo al cocuzzolo di fronte: il castello di Montaldo, sull’altra sponda della vallata. Ma il suo futuro è appeso a un “sì” della Regione. Enrico Aliberti, assessore alla cultura, è preoccupato per il tempo che passa e per la difficoltà di farsi ricevere  dall’assessore regionale alla cultura Michele Coppola: «Vorremmo incontrarlo, per sapere quanto la Regione può stanziare per la nostra manifestazione. Invece, per ora non siamo riusciti a ottenere nemmeno un appuntamento ». La situazione è semplice: o la Regione mette mano al portafogli oppure salta la Biennale che nel 2012 dovrebbe approdare all’ottava edizione. «Ci servono come minimo 40.000 euro», ipotizza
il sindaco Sergio Bossi. «Mi accontenterei anche della metà», azzarda Aliberti. Ma, pochi o tanti che siano, da un tot di soldi certi si deve partire. Col rischio di essere già in ritardo: «Bisogna redigere il bando, inviarlo alle Accademie di belle arti, sperare che gli allievi decidano di partecipare prima che la scuola chiuda per le
vacanze». Nel cuore dell’estate, di solito, la giuria sceglie le opere vincitrici e selezionate, destinate a essere
esposte a ottobre. Poi bisogna stampare il catalogo e allestire la mostra. Con 20.000 euro potreste farcela? «Penso di sì, aggiungendo qualcosa da parte di sponsor, e magari un contributo dalla Provincia - risponde Aliberti - Il Comune, invece, per i vincoli alle spese di rappresentanza potrebbe stanziare solo qualche centinaio di euro». Aliberti ha inoltre pronto un piano di risparmi, pur di salvare la rassegna: «Primo: spostare l’esposizione nel castello di Montaldo, sede prestigiosa dove verremmo ospitati gratis. Secondo: spedizione
via email delle foto delle opere in concorso, in modo da limitare le spese postali alle sole tele che la giuria selezionerà per la mostra. Terzo: riduzione del numero dei cataloghi». Consideriamo la peggiore delle ipotesi, quella in cui la Regione si tiri indietro del tutto. Che sarà della Biennale? «Non può morire - è certo il sindaco Bossi - Per i nostro territorio è una manifestazione unica nel suo genere, di respiro internazionale». E poi c’è un’altra ragione: «Noi ci proponiamo come “paese di Casorati”, abbiamo trasformato il centro storico in museo all’aperto di opere a mosaico. Dovesse chiudere la Biennale, si esaurirebbe la fonte da cui ogni anno si sceglie un’opera da aggiungere alla nostra collezione».

Enrico Bassignana
Corriere di Chieri, 30 marzo 2012 

23 marzo 2012

Baldissero, a rischio la scuola media

Troppo poche le iscrizioni dei “primini”. Il sindaco: «Scelte inspiegabili»

Su 40 potenziali “primini”, appena una quindicina si è fatta avanti: rischia di andare in fumo l’occasione di portare a Baldissero la scuola media. Le iscrizioni sono state chiuse, infatti, e non è stato raggiunto il numero
necessario a far partire la prima classe, destinata a partire da settembre nel complesso completamente ristrutturato della scuola Berruto.
«Mancano ancora uno o due ragazzi – sta sulle spine il sindaco Carlo Corinto – Prima gli iscritti erano 14, poi negli ultimi giorni siamo arrivati a 16 con una famiglia ancora indecisa. Speriamo in una sorpresa finale».
La soglia da raggiungere, infatti, è di 18 alunni. Nonostante il termine per le iscrizioni sia scaduto, ci sarà tempo fino a luglio per i ripensamenti e quindi  per tenere viva la speranza. Eppure lo scorso novembre,
quando l’operazione venne concordata, la speranza era una quasi-certezza. Perché i “ragazzi del 2001” a Baldissero non mancano: «Se consideriamo i ragazzi che dovranno iscriversi alle medie, avremmo 40 potenziali studenti – spiega il sindaco – Di questi, 26 hanno già frequentato le elementari da noi. Eppure, nel momento di scegliere la scuola media, doversi hanno preferito altre destinazioni ». I motivi di questa scelta? « Inspiegabili – risponde secco Corinto – Abbiamo fatto tre riunioni con tutte le famiglie interessate, spiegando loro come cambierà la situazione scolastica dal prossimo anno e facendo presente la grande opportunità che il Comune sta offrendo». Dal prossimo anno, infatti, la “mappa scolastica” del Chierese dovrà essere ridisegnata per dare vita a “istituti comprensivi” di almeno 1.000 studenti e comprendenti sezioni di materne, elementari e medie. In sostanza, alcune sezioni dovranno essere accorpate per soddisfare le esigenze delle nuove disposizioni legislative. In questa operazione Chieri, Comune capofila, ha lamentato la difficoltà di garantire gli spazi necessari per accogliere l’utenza non residente nel proprio territorio. Perciò Baldissero aveva messo a disposizione i locali del rinnovato complesso scolastico di via Roma 15 per ospitare una
sezione di scuole medie inferiori. «Invece, per la scelta di tre o quattro famiglie, tutte le altre dovranno
rinunciare al servizio - prova a suscitare sensi di colpa Corinto - Non solo. In attesa del ridimensionamento degli istituti, ancora non possono sapere per certo dove andranno i loro figli il prossimo anno. Noi potevamo garantire una certa sicurezza senza rischi di spostamenti e scorporamento delle classi. Invece così...».
Se la nuova sezione non dovesse partire non solo dovranno essere riviste le domande d’iscrizione, il Comune dovrà anche rinunciare ad un risparmio di circa 50-60 mila euro. Baldissero spende infatti 120 mila euro all’anno per il trasporto scolastico dei ragazzi delle medie verso Chieri e San Mauro. Con la scuola
media “in casa”, il risparmio sarebbe di circa il 50%. «Sarebbe davvero un peccato perdere questa opportunità, anche perché sono anni che cerchiamo di portare le medie a Baldissero ». In questo senso, solo negli ultimi tempi sono state realizzate nuove aule e laboratori; da poco è stata inaugurata la palestra
omologata dal Coni e annessa all’edificio scolastico. A ciò si aggiunge la disponibilità del Comune di dar vita a servizi integrativi eventualmente richiesti dalle famiglie. Ma Corinto vive la situazione quasi come segno di ingratitudine: «Ecco come è stato ripagato il nostro lavoro.Abbiamo davvero fatto tutto il possibile, a partire dalle riunioni per spiegare alle famiglie i benefici e i vantaggi che deriveranno a tutta la comunità». Non avete un asso nella manica? «Basta così. Abbiamo esaurito tutte le nostre energie. Questa volta sono realmente deluso e mi dispiace per chi, pur credendo nel nostro lavoro, sarà costretto a rinunciare a questo servizio di primaria importanza».

Luca Bertola
Corriere di Chieri, 23 marzo 2012