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Non si può vivere soltanto di brigna

LE INDICAZIONI AI PRODUTTORI DEL CAMPO-CATALOGO DI TETTI APRA'
Il futuro delle coltivazioni degli agricoltori alla sagra di Pavarolo

Quale sarà il futuro della brigna purin-a, protagonista domenica della sagra che si è svolta a San Defendente?
E quanto le potrà essere legato il futuro dell’agricoltura di collina? Questo doppio interrogativo ha fatto da cornice alla sagra della brigna purin-a e delle marmellate, che si è svolta domenica a San Defendente.
Una decina i produttori in piazza, con le tipiche purin-e pavarolesi, ma anche con altre prugne a frutto piccolo,

che appartengono al gruppo delle “susine siriache”, note anche come ramassin. «Vogliamo salvaguardare la nostra purin-a, definendone la tipicità», premette l’agronomo Giancarlo Bourlot, consigliere comunale a Pavarolo. Con l’appoggio della Facolt di Pecetto (l’associazione dei frutticoltori della collina torinese) e della facoltà di Agraria dell’Università di Torino, ha allestito a Tetti Aprà un “campo catalogo” per le susine che, con gli impianti che saranno effettuati in autunno, avrà circa 200 piante, da due a cinque per ogni varietà.
Ma la purin-a potrebbe dare significato alle aziende agricole della collina pavarolese? Sarebbe un buon  investimento? «Noi abbiamo circa 600 piante, sparse in vari appezzamenti - spiega Maria Stella Tomaino - Oggi all’ingrosso le purin-e spuntano 1,5 euro al chilo, ma le prime sono arrivate anche a 4-4,5 euro. In parallelo, i ramassin di Saluggia (dalla buccia più chiara) valgono all’ingrosso 1,2 euro ». I prezzi al dettaglio, invece, sono intorno ai 2,5 euro al chilo. Non si tratta di cifre molto elevate: in altre parole, di sola purin-a un agricoltore non potrebbe vivere. «Anche noi abbiamo all’incirca 600 piante - interviene Elisabetta Sordello - Portiamo le purin-e anche al mercato in piazza a Pavarolo, al mercoledì». Bruno Bragardo e Renato Aprà mostrano invece i loro zucchini: «Ci stiamo orientando verso l’orticoltura», spiegano. In più, il periodo di raccolta è relativamente breve: «Una decina di giorni - interviene il presidente della Facolt Elio Miranti - In prospettiva, perciò, una scelta si impone». Quale? «Impiantare frutteti di diverse specie di prugne, non solo siriache ma anche europee (a frutto grosso), in modo da avere una raccolta scalare che copra un paio di mesitra le primaticce e le tardive. In questo modo, tra l’altro, ci si metterebbe al sicuro da rischi climatici o da avversità da patogeni». Potrebbe bastare? «La nostra esperienza, nella coltivazione del ciliegio a Pecetto, dice
di no. Quasi tutti i nostri associati abbinano la frutticoltura all’orticoltura». A Pecetto, però, ci sono più terreni pianeggianti. «E’ vero. A Pavarolo, a mio avviso, si potrebbe associare l’allevamento semibrado di erbivori (compresi i bovini di razza Piemontese). In questo modo si contrasterebbe l’avanzata del bosco, e non si correrebbero i rischi della cerealicoltura in collina». Che sono? «Se il terreno è arato, basta una pioggia un po’
intensa e viene giù tutto. Il prato, invece, frena il ruscellamento e favorisce l’assorbimento dell’acqua piovana». In un futuro prossimo, perciò, dal campo-catalogo di Tetti Aprà dovranno arrivare indicazioni agli agricoltori che ancora vorranno lavorare nella zona a maggior vocazione per la purin-a. «Evitando l’errore che s’è fatto nel tempo a Pecetto, di mettere a dimora almeno una quarantina di diverse varietà di ciliegio - avvisa
Miranti - Nel nostro caso, per coprire le sei settimane della raccolta, sono sufficienti 18 varietà. Qualcosa del genere si potrebbe anche scoprire per  Pavarolo». In tema di scoperte, vale la pena di annotare che, grazie alla collaborazione dei frutticoltori Angiolina e Attilio Varetto, Bourlot è riuscito a recuperare piante del ramassin “euv ëd pita” (uovo di tacchina), di cui si era perso il ricordo. Come ringraziamento per la  partecipazione alla sagra, e come incoraggiamento per il futuro il sindaco Sergio Bossi ha premiato i frutticoltori pavarolesi: sono Luciano Aprà, Attilio Varetto, Roberto Aprà, Giancarlo Masera, Bruno e Valerio Bragardo, Luciano Defilippi, Rosella Demo, Lidia Truffo, Maria Grazia Masera, Annamaria Varetto, Flavio Varetto, Luigi Varetto, Maria Stella Tomaino.

Enrico Bassignana

Corriere di Chieri, 1 luglio, 2011